"Jooble"

domenica 11 dicembre 2011

A proposito di lacrime e sacrifici.
Ma sempre i soliti debbono soffrire?
Perchè non si chiedono sacrifici a chi più ha?
Una proposta da fare in tema di pensioni sarebbe quella di ricalcolare tutte le pensioni future e anche quelle in essere col metodo contributivo applicando due fattori correttivi, il primo una base di calcolo di €. 400,00 pari all'incirca alla pensione sociale da aggiungere al risultato del calcolo contributivo sino alla concorrenza di reddito mensile della pensione di €.2000,00, mentre per il calcolo o ricalcolo di pensioni con redditività mensile superiore ad €.2000,00 nessuna base aggiuntiva di €.400,00. Inoltre ricalcolo delle indennità dei parlamentari adeguandola alla media delle indennità dei parlamentari europei esistente ad inizio legislatura, considerando il periodo di carica in Parlamento come un normale periodo lavorativo nel settore ove occupati prima dell'elezione.
Cumulare ai fini contributivi i contributi sulle indennità parlamentari, calcolati col metodo contributivo come per tutti i lavoratori, con i versamenti già versati e che verranno versati successivamente alla cessazione dalla carica parlamentare, che non deve dare diritto ad alcun vitalizio, ma essere quindi considerato solo alla stregua di un normale periodo lavorativo.
Adeguamento di tutte le pensioni in essere o erogabili al tetto massimo dell'80% dell'indennità parlamentare calcolata come detto.
Non erogazione di pensioni a carico dell'Ente Pubblico cumulativamente superiori all'80% dell'indennità mensile del parlamentare. La parte eccedente a implemento della contribuzione sociale e solidale.
Adeguamento di tutti gli stipendi ed emolumenti massimi a qualsiasi titolo erogati dallo Stato, Regioni, Enti locali e Enti partecipati all'80% dell'indennità parlamentare .
Considerato inoltre che viene sostenuto che il 10% della popolazione possiede il 40% della ricchezza del Paese applicare ad essi una tassazione extra annuale di €.10.000,00, che, se si considera che si possa parlare di circa almeno 1 milione di contribuenti, dovrebbe dare un gettito annuo di €.10 miliardi.
Sono solo alcuni appunti.
Mercoledì 7 dicembre c.a. si è svolta a Palermo presso il Tribunale del Lavoro la prima udienza della vertenza contro l'Assessorato Regionale al Lavoro mirante alla stabilizzazione degli operatori degli Sportelli Multifunzionali. Il Giudice ha rinviato per la decisione all'11 luglio 2012.
Sono fiducioso di un esito positivo.
Auguri Di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti.

lunedì 17 ottobre 2011

Riflessioni su ipotesi di riforma fiscale.
Il sistema fiscale in Italia va rimodulato e semplificato.
Non è possibile combattere l’evasione fiscale con metodi repressivi, che nella maggior parte dei casi colpiscono sempre i soliti noti. Deve venir meno la sfiducia del contribuente nello Stato. Il cittadino deve sentire lo Stato “amico” e non vessatore.
Occorre che l’iniziativa imprenditoriale , sia individuale che societaria, sia libera da balzelli e lacci burocratici, essendo necessaria e sufficiente la sola partita iva e il deposito di bilanci e compagine societaria presso la stessa Agenzia delle entrate, nel rispetto delle norme igieniche e della sicurezza sul lavoro, e che le imposte dirette siano a carico del reddito dei singoli, persone fisiche e soci. Il reddito della società va tassato in capo ai soci ove distribuito, con prelevamento in acconto da parte della società della parte fissa di imposta più la parte variabile in base agli scaglioni di reddito, che per la parte richiesta a recupero dal contribuente daranno origine ad un credito d’imposta.
Il livello di tassazione pur nella progressività costituzionale deve avere una base imponibile fissa su cui calcolare l’imposta ad aliquota base, che può per redditi sino a €. 25.000 essere del 10%, del 15% per redditi sino a €.70.000, e 20% per redditi superiori ad €.70.000 ed una parte imponibile variabile composta dalla differenza tra il reddito conseguito e le spese sostenute nel corso dell’anno .
Le aliquote applicabili sulla base variabile potrebbero essere del 17% per la prima fascia, del 23% per la seconda fascia e del 21% per la terza fascia.
Le aliquote sarebbero quindi del 27% ( 10%+17%) sino a €.25.000, del 38% (15%+28%) sino a €.70.000 e del 41% (20%+21%) oltre €.70.000.
Una siffatta tassazione garantirebbe un gettito fiscale certo e una minore evasione fiscale in quanto tutti saranno interessati ad avere le certificazioni fiscali delle spese sostenute.
Più spese meno tasse ma anche meno indifferenza all’evasione contributiva e più disponibilità economica per i cittadini che avranno più potere di acquisto e incentivazione ai consumi.
Occorre rafforzare il vincolo europeo sul lavoro arrivando a un accordo che preveda stessi livelli retributivi negli stati europei per stesso tipo di lavoro. Verrebbe così disincentivata la dislocazione delle aziende verso Paesi ove il costo del lavoro è minore.
Nelle more occorre difendere il lavoro in Italia e nelle singole Regioni evitando la delocalizzazione tra regione e regione e fuori dal territorio nazionale, anzi incentivando la localizzazione delle aziende nelle regioni meno sviluppate.
Il “ made in italy “ deve essere vincolato alla collocazione nel territorio italiano di tutta la filiera produttiva.
Le materie prime, ove esistano, debbono essere prodotte nel territorio nazionale, le imprese debbono avere la sede e gli stabilimenti produttivi in Italia, le aziende di trasformazione debbono utilizzare prodotti di aziende italiane che abbiano prodotto i loro prodotti in Italia. Solo per le materie prime che non sono reperibili in Italia ci si può rivolgere al mercato estero.
Nel mercato del lavoro deve essere inserito un elemento di flessibilità che non diventi precarietà lavorativa.
Alle aziende deve essere possibile avere tre tipi di contratto lavorativo.
Un contratto a tempo indeterminato, che è il contratto naturale di ogni rapporto di lavoro, un contratto a tempo determinato triennale o quinquennale rinnovabile automaticamente per pari periodo ove non disdettato dall’azienda almeno sei mesi prima, ove il contratto ala fine del periodo non venga trasformato in tempo indeterminato, e un contratto a progetto per il periodo necessario allo svolgimento dello stesso. Durante il periodo lavorativo i lavoratori delle tre tipologie contrattuali debbono godere delle stesse prerogative e tutele. L’azienda che non rinnovi i contratti a tempo determinato non può assumere altri lavoratori con lo stesso istituto contrattuale né a progetto per pari periodo, salvo che il mancato rinnovo o eventuale licenziamento sia avvenuto per giusta causa. Il lavoratore allo scadere del contratto, o prima se convenuto con l’azienda, può interrompere il rapporto di lavoro; in tal caso l’azienda può sostituire il lavoratore utilizzando uno dei tre istituti contrattuali. Ai fini fiscali le aziende effettuano le ritenute ai dipendenti in base alle aliquote contributive fisse, mentre per la parte variabile sarà il lavoratore ad integrare la parte variabile. Invariabile la parte contributiva sociale.

lunedì 27 giugno 2011

La vicenda degli avvisi 1 e 2 dei servizi formativi impone una riflessione che dovrebbero fare tutti sindacati e politici.
Anche se nella forma i servizi formativi di cui all'avviso 1 e 2 sono regolati dalla l.24/76 è il momento di prendere atto che la loro attività non è più rivolta solo ai giovani in formazione, anzi non lo è mai stata solamente, ma è una fase necessaria e non abolibile dei servizi per l'impiego. Occorre che i sindacati tutti finiscano di difendere gli Enti e gli interessi di pochi politici e pensino ai lavoratori rivendicando per i lavoratori degli Sportelli Multifunzionali la stabilizzazione all'interno dei servizi per l'impiego quale loro sacrosanto diritto dopo dieci anni di attività dentro i C.P.I. a svolgere le attività proprie di tali organismi regionali regolati dal D.lgs 181/00 e D.lgs 297/02.
Non è possibile che all'interno dei servizi per l'impiego vi siano lavoratori che sono regolarmente retribuiti e lavoratori, gli operatori degli Sportelli Multifunzionali, che non percepiscono lo stipendio dal oltre quattro mesi.
Nemmeno gli ex-lsu dei servizi per l'impiego, oggi stabilizzati, sono rimasti per tanto tempo senza stipendio mentre i loro colleghi "regionali" lo percepivano regolarmente.
I sindacati permettono che i lavoratori degli S.M. vengano trattati in questo modo! A chi giova ciò ? Non certo ai lavoratori che i sindacati dovrebbero difendere!
Aver tolto dal bilancio della regione i fondi per gli S.M. è stato folle!
Chi ha interesse a smantellare i Servizi per l'Impiego? Senza i servizi di orientamento qual'è il loro futuro?
Non lasciate soli i lavoratori che hanno già avviato una causa per la loro stabilizzazione.

domenica 1 maggio 2011

Oggi 1° maggio è un giorno memorabile!
Due eventi si combinano tra loro e nuovi impusi debbono entrare nei cuori di tutti e dei governanti in particolare.
Oggi festa dei lavoratori viene proclamato " Beato " Papa Giovanni Paolo II .
Il Papa " lavoratore " !
Non è un caso che questo " Grande evento " per i Cristiani e per quanti di altre religioni lo hanno ammirato e stimato cada in questo giorno che è un giorno che festeggia il lavoro. la festa del lavoro !
Un " Grande Uomo " che ha messo l'uomo al centro del suo ministero .

Da questo " evento " i Governanti in genere e quelli italiani in particolare debbono trarre insegnamento e ricordare che non c'è sviluppo e progresso se non si mette al centro della propria azione politica l'uomo e non gli si dia la possibilità di essere " lavoratore ".
Tutti i governanti e gli imprenditori debbono ricordare che senza i lavoratori non possono produrre nulla e senza la sicurezza e la giusta retribuzione del lavoro non potranno vendere i beni prodotti.
I lavoratori sono i consumatori e una politica dissennata in danno dei lavoratori può nel breve periodo portare effimeri benefici al profitto dell'impresa, ma nel medio e lungo periodo meno reddito e meno sicurezza lavorativa avranno a disposizione i lavoratori e meno consumeranno e meno compreranno i prodotti dell'impresa, con la conseguenza naturale che nel medio lungo periodo molte imprese saranno costrette a chiudere.
La precarizzazione del lavoro resa dalle vigenti norme in Italia è foriera di danni non solo al lavoratore ma anche all'impresa e nulla varrà la delocalizzazione.

Se il lavoratore non ha reddito sufficiente come farà a comprare i beni prodotti dalle aziende anche se delocalizzate?
A chi venderanno i loro prodotti le aziende?
Che Questo " Evento " memorabile di oggi porti consiglio ai nostri governanti e porti a varare norme per la " flessibilità " del lavoro, che si realizza non quando i lavoratori sono molti e le imprese sono poche, ma quando il " mercato " è costituito da lavoratori che possono passare tranquillamente da una azienda ad un'altra che gli offra migliori condizioni.
Così si realizza la flessibilità del lavoro e non con le norme attuali che producono solo "precarizzazione ".
Che il Beato Giovanni Paolo II porti consiglio ed apra i cuori dei nosti governanti affinchè non distruggano le conquiste dei lavoratori, ma le migliorino avendo al centro della loro azione il lavoratore-consumatore.
Settimo Currao